Luci e ombre della solitudine Barbarossa, Gianelli,Fontana

Mimesis
P. 128; euro 12,00

Essere soli è diverso dall’essere isolati

Di solitudine (e soprattutto delle strategie per evitarla) si parla spesso senza rendersi conto che di questo stato dell’essere si conosce ben poco.

La moderna società Occidentale tende a considerare
l’individuo in relazione alla collettività, e quindi a definire problematica la condizione di chi non rientra in quest’ottica.

ln questo modo si confonde la solitudine con l’isolamento, due situazioni ben diverse: infatti molte
persone si Sentono sole anche se
oggettivamente non lo sono e al
contrario altre percepiscono questo
stato come desiderabile e ne
apprezzano la conseguente libertà.
Il senso di solitudine è
simbolicamente wllegato alla paura
dell’abbandono e della separazione
sperimentati già nell’infanzia, e già
questo ne spiega la CX)nnotazione
—negativa. la psicoanalista Mantièla•
Barbarossa, con lo psichiatra
Alberto Giannelli e la psicoterapeuta
Marialfonsa Fontana Sartorio
analizzano i diversi aspetti della
solitudine mettendone in luce le
potenzialità (nella storia
ampiamente dimostrate da artisti e
creativi) e gli elementi patologici e
di sofferenza. Uno spunto di
riflessione poi viene dal sonno,
l’unico momento in cui nel nostro
mondo iperconnesso si è dawero
ed è proprio questa fase di
iy”lamento e silenzio che rende
possibile l’attività onirica cosi
importante per l’equilibrio mentale.
Vista in una prospettiva globale
l’esperienza interiore della
solitudine diventa palle del
percorso esistenziale,
comprenderne il significato
e non temerla aiuta anche nei
rapporti con gli altri.

Luci e ombre della solitudine – 16 dicembre 2022

Questo libro è come un prisma, composto da differenti visioni della solitudine, tutte attraversate da un raggio di luce che illumina, da diverse angolature, l’universale condizione dell’umana presenza.

Sei solo? Ti senti solo? Vuoi essere solo? Hai paura della solitudine? La rifuggi? La desideri? Opponendosi a una moderna concezione e una condizione esistenziale occidentale che tendono entrambe a sociopatizzare tout court questo stato d’animo, gli autori offrono un’analisi ben più articolata e complessa della solitudine, ricca di distinzioni, mostrandone aspetti e significati differenti. Il fatto che oggi, nell’epoca della comunicazione, dei social, della condivisone e dell’iperconnessione perenne la solitudine sia più che mai presente e pervasiva, soprattutto tra i giovani, rende questo volume particolarmente attuale.

Psicoanalisi, psicologia, letteratura, filosofia, musicologia, arte, poesia si intrecciano in questo scritto, che si configura come un vero e proprio percorso di disvelamento del sentimento o della situazione di solitudine. Un termine, non dobbiamo mai scordarlo, la cui etimologia in latino significa proprio “intero”, “a sé stante”.

Neuroscienze, epigenetica e resilienza come contributi per una risposta ecologica all’Antropocene

I sentimenti sono collegati nella loro genesi con meccanismi
che li collegano alla coscienza, nei legami reciproci tra la
mente, il mondo esterno e il mondo interno dell’individuo, in
nel rispetto dell’omeostasi, che secondo Antonio Damasio è il
meccanismo che permette la conservazione dell’equilibrio
biochimico necessario per la vita.

Parole Chiave

Neuroscienze, epigenetica, resilienza , ecologia, antropocene

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Traduzioni

E’ disponibile la traduzione in inglese

SPAZI VERDI: VALORE PSICOLOGICO E RESILIENZA

SPAZI VERDI E BENESSERE

A molti studiosi del tema “Benessere nella città” è nota l’importanza della presenza di aree verdi. È utile a tale scopo puntualizzare quali sono le risposte del nostro corpo fisico e psichico alla situazione di stress. Lo STRESS è una risposta psicofisica a compiti anche diversi tra loro, di natura emotiva, cognitiva o sociale, che la persona percepisce come eccessivi. Riconosciuta la fonte dello stress si attivano centri corticali e subcorticali nel cervello (amigdala, ipotalamo), con produzione di adrenalina e noradrenalina che agiscono su corteccia, amigdala, ipotalamo, ipofisi e ghiandole surrenali, con emissione di cortisolo.

Parole Chiave

Spazi verdi, stress, benessere mentale e psichico, psicologia urbanistica, bambini, adulti, gruppi a rischio

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INFLUSSI DELL’ AMBIENTE COSTRUITO SULLA PERCEZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA NELL’UTILIZZO DEGLI SPAZI URBANI

L’articolo riporta i risultati di una indagine riguardante i fattori che influenzano la percezione positiva e negativa degli utenti di una città, durante il loro muoversi in aree di pubblico accesso.
L’attenzione si concentra sul quesito riguardante quali usi dei suoli progettati – come parchi, piazze, strade e percorsi – possono essere percepiti stressanti
piuttosto che rilassanti.
L’indagine mira ad identificare gli spazi problematici ed a classificare significativi aspetti urbani in profili caratteristici. Inoltre, si deve prendere in
considerazione l’uso di spazi pubblici in differenti contesti di utilizzo.
L’articolo illustra metodologia e risultati di un sondaggio, al quale hanno partecipato 134 studenti della Technische Universität (TU) di Darmstadt (Università Tecnica di Darmstadt).

Negli spazi in esame furono individuati, come caratteristiche percepite come stressanti, alte emissioni di rumore, traffico elevato e carenza di verde.
Riguardo a stress o rilassamento, non è emersa nessuna correlazione con l’animazione del luogo e con il numero dei posti a sedere.

Caratteristiche come ampiezza, luminosità, grado di sicurezza e stato di costruzione non poterono essere analogamente collegate ad una elaborazione positiva o negativa dello stress.

I contesti di utilizzo dei luoghi durante il lavoro piuttosto che durante il tempo libero mostrano una interrelazione tra sensazione di stress e quella di
rilassamento, cosa che deve essere tenuta in considerazione.

I risultati confermano le esperienze della letteratura consultata. Inoltre forniscono una base per l’identificazione degli spazi problematici tramite le loro caratteristiche.

Con ulteriori indagini, le misurazioni psicofisiologiche potrebbero essere utilizzate per la valutazione oggettiva di tali fattori.

Parole chiave

pianificazione urbana, percezione dello spazio urbano, percezione dello stress, salute.

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INFLUSSI DELL’ AMBIENTE COSTRUITO SULLA PERCEZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA NELL’UTILIZZO DEGLI SPAZI URBANI
Martin Knöll, Katrin Neuheuser, Joachim Vogt e Annette Rudolph-Cleff
(tratto da: Umweltpsychologie, 18, Jg., Heft 2, 2014, 84-103).
Traduzione ad opera della dott.ssa Marialfonsa Fontana Sartorio.

UN LUOGO DI RESILIENZA NELLA REALTA’ URBANA

L’esperienza di Nocetum ha una notevole importanza sia nell’ambito del sociale, come in quello della psicologia urbanistica, che studia il rapporto tra essere umano e lo spazio urbanizzato. Le ultime ricerche sul campo, che si avvalgono delle scoperte che emergono dallo studio sul cervello nell’ambito delle neuroscienze, riconoscono la stretta connessione tra ambiente urbanizzato e salute psichica (Umweltpsychologie, 18. Jg., Heft 2, 2014, 84-102): l’intervento dell’uomo sul territorio può ingenerare stress o rilassamento in chi si trova a viverlo. Per rigenerare “la città che uccide” (Corrado Beguinot, Human Rights and the City Crisis, 9th Tome, Series of Urban Studies, Giannini Napoli, 2012), che è comunque composta da esseri umani, è necessario individuare ciò che nella città “uccide”, per poter trasformare il mortifero in occasione di crescita e cambiamento.

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UN LUOGO DI RESILIENZA NELLA REALTA’ URBANA
(tratto da: NOCETUM, cristiani vivi nella città, anno xv, n. 1 maggio 2018, p.9)

Partecipazione a convegno SIEP IALE It – RESILIENZA NELLA CITTA’



SOLO DOPO UNA CATASTROFE 
O POTENZIALITA’ DI BASE?

Anche la città, come espressione di esseri umani, possa presentare nel suo svilupparsi la dinamica della resilienza, non soltanto dopo eventi traumatici, ma come dimensione di base che può essere facilitata più o meno nel suo sviluppo?

Slides dell’intervento

dr. Marialfonsa FONTANA SARTORIO
prof. ing. Gianluigi SARTORIO



RESILIENZA NELLA CITTA ’
SOLO DOPO UNA CATASTROFE 
O POTENZIALITA’ DI BASE?

convegno SIEP IALE It
Asti , 26 – 28 maggio 2016

SVILUPPO URBANO E RESILIENZA NELLA CITTA’ IN CRISI

Le moderne città non sono state in grado di stare al passo con le sfide poste dal processo di globalizzazione.

L’annullamento delle dimensioni spaziale e temporale, provocato dall’eccessivamente rapido sviluppo tecnologico dei media e dei trasporti, hanno reso l’informazione un prodotto di rapido consumo che circola viralmente per tutto il globo, indifferente alle culture e alle storie locali, e il concetto di spazio non si riferisce più ad un luogo “identitario, relazionale e storico” (Augè), ma alla possibilità di raggiungerlo ed appropriarsene.
Allo stesso modo, gli interessi di mercato oltrepassano i confini (e la sovranità) degli Stati, passando così l’economia dalla logica del welfare alla logica del profitto.

Infine, l’abbattimento delle distanze e la concentrazione dei flussi economici – insieme agli interessi politici ed economici di diversi soggetti – portano ad un incremento esponenziale dei flussi migratori dai paesi più poveri a quelli più ricchi e dalle campagne alle città.

Tutti questi fattori provocano svariate e nefaste conseguenze, tra le quali il collasso delle identità culturali, riferimento indispensabile ad ogni individuo per definire la propria identità e per posizionarsi rispetto al gruppo sociale.

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SVILUPPO URBANO E RESILIENZA NELLA CITTA’ IN CRISI
(tratto da: Corrado BEGUINOT, Un manifesto Un concorso, the Right to the City for All, 34/Tenth Tome, Series of Urban Studies, Giannini, Napoli, 2014)

LA CITTÀ DAL VOLTO UMANO: QUALE FUTURO?

L’incremento degli insediamenti umani verificatosi dopo il 1950 ha confermato le proiezioni di oltre cinquant’anni fa. Allora vi erano solo due mega-città (ovvero due metropoli con oltre 10 milioni di abitanti): Londra con 12 milioni e Tokio con 11 milioni; entro il prossimo decennio, se ne conteranno più di trentacinque: solo in Cina, saranno sette. Le dimensioni demografiche e spaziali di tali agglomerati urbani sono in continua crescita e comportano imprevedibili fenomeni di concentrazione insediativa, di congestione nella mobilità e nei consumi e di degrado ambientale dilagante.

I ritmi di crescita risultano eccessivamente veloci per poter adeguatamente programmare, pianificare e governare lo sviluppo sostenibile del territorio. Stime delle Nazioni Unite (U.N.) indicano che attualmente la metà della popolazione mondiale è concentrata all’interno del tre per cento della superficie terrestre e che a metà del XXI secolo la popolazione urbana raggiungerà i due terzi di quella totale; in particolare tale crescita si manifesterà nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia ed in Africa ove le amministrazioni locali si troveranno davanti a sfide estreme.

Gli effetti di tale tendenza in atto sono riassumibili nel termine omnicomprensivo di “stress ambientale”, che comprende un ampia gamma di gradazioni: dall’ impatto sull’ambiente naturale dovuto all’artificialità di un ambiente urbano dotato di salubrità e benessere ove l’individuo opera e si muove a proprio agio, alla situazione ove il logorio di vita quotidiana matura in un ambiente sovraffollato, malsano e degradato tanto da compromettere l’equilibrio dell’individuo in forme sempre più acute, fino a colpire il più profondo livello psichico-fisico della persona.

Le previsioni più recenti non contemplano inversioni di tendenza per il prossimo decennio e sembrano confermare che, a livello mondiale, ogni realtà urbana sarà coinvolta dalle dinamiche scatenanti ed indotte da un fenomeno di mobilità demografica manifestamente a scala globale, propria dei nostri tempi.

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LA CITTÀ DAL VOLTO UMANO: QUALE FUTURO?
(tratto da: Corrado BEGUINOT, Human Rights and the City Crisis, 33/Ninth Tome, Series of Urban Studies, Giannini, Napoli, 2012)